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Alimentatori switching e PFC

Tecnologia PFC negli Alimentatori: Cos’è e Quali Sono gli Scenari di Impatto sulla Rete Domestica

La tecnologia PFC, o Power Factor Correction (correzione del fattore di potenza), è un concetto fondamentale nel mondo degli alimentatori, specialmente nel contesto di dispositivi elettronici e sistemi di alimentazione. Ma cosa significa realmente e quali sono le implicazioni della sua presenza o assenza in una rete domestica? In questo articolo, esploreremo in dettaglio la tecnologia PFC, il suo funzionamento, i diversi tipi di PFC, i vantaggi e gli svantaggi, e le potenziali problematiche che potrebbe generare nella tua rete domestica.

Cos’è il Fattore di Potenza?

Prima di approfondire la tecnologia PFC, è importante comprendere che cos’è il fattore di potenza. Il fattore di potenza è una misura dell’efficienza con cui l’energia elettrica viene utilizzata in un sistema. È un valore compreso tra 0 e 1 e rappresenta il rapporto tra la potenza attiva (quella effettivamente utilizzata per il lavoro) e la potenza apparente (la potenza totale fornita dalla rete). Un fattore di potenza prossimo a 1 indica un utilizzo efficiente dell’energia, mentre valori più bassi indicano sprechi energetici.

Tecnologia PFC: Funzionamento e Tipi

La tecnologia PFC è progettata per migliorare il fattore di potenza degli alimentatori, riducendo il disallineamento tra la corrente e la tensione nella rete elettrica. Ci sono due principali tipi di PFC:

  1. PFC Passivo: Questo tipo di correzione utilizza componenti passivi come induttori e condensatori per migliorare il fattore di potenza. È relativamente semplice e economico, ma non offre la stessa efficacia del PFC attivo.
  2. PFC Attivo: Questo tipo impiega circuiti elettronici per monitorare e controllare il fattore di potenza. Il PFC attivo è molto più efficiente nel correggere il fattore di potenza rispetto a quello passivo e riesce a mantenere un fattore di potenza vicino a 1, riducendo così i disturbi sulla rete.

Vantaggi della Tecnologia PFC

  1. Efficienza Energetica: Un buon fattore di potenza significa che si utilizza l’energia in modo più efficiente, riducendo inutili sprechi.
  2. Riduzione dei Costi Energetici: Migliorando il fattore di potenza, le bollette elettriche possono diminuire, specialmente in contesti commerciali e industriali dove le tariffe si basano sul fattore di potenza.
  3. Meno Disturbi sulla Rete: Un alimentatore con PFC attivo genera meno armoniche e disturbi, contribuendo a una rete elettrica più stabile.
  4. Compliance Normativa: Molti regolamenti e normative nel campo dell’elettricità richiedono un certo livello di fattore di potenza per ridurre le perdite energetiche e migliorare la qualità dell’energia fornita.

Problemi Potenziali nella Rete Domestica

Nonostante i numerosi vantaggi della tecnologia PFC, potrebbero sorgere alcuni problemi nella rete domestica:

  1. Disturbi Elettromagnetici: In alcuni casi, gli alimentatori con PFC attivo potrebbero generare disturbi elettromagnetici, che possono interferire con altri dispositivi elettronici e ridurre l’affidabilità di alcune attrezzature.
  2. Compatibilità con Vecchi Dispositivi: Non tutti i dispositivi elettrici e informatici sono pronti a lavorare in armonia con alimentatori dotati di PFC. Ciò potrebbe portare a problemi di compatibilità, specialmente in aree con apparecchiature più datate.
  3. Complessità del Circuito: Gli alimentatori con PFC attivo sono più complessi e, di conseguenza, potrebbero avere un tasso di guasto più elevato se confrontati con quelli più semplici. Le riparazioni potrebbero essere costose o addirittura non praticabili.
  4. Effetti sulle Presenze di Circuiti Elettrici: L’uso simultaneo di più alimentatori con PFC attivo può generare una situazione in cui i corpi di carico (come il sistema elettrico domestico) non riescono a gestire correttamente le armoniche, portando a problemi di stabilità tensionale.

Conclusioni

La tecnologia PFC rappresenta una significativa evoluzione nella gestione degli alimentatori e nella loro interazione con la rete elettrica. Sebbene questa tecnologia offra vantaggi notevoli in termini di efficienza energetica e riduzione dei costi, è fondamentale considerare anche i potenziali problemi e disturbi che potrebbe introdurre in una rete domestica. Prima di scegliere alimentatori con PFC, è opportuno valutare attentamente le caratteristiche del proprio sistema elettrico e la compatibilità con gli altri dispositivi, per garantire un’installazione sicura ed efficiente.

Scegliere l’alimentatore giusto non significa solo migliorare le performance di un dispositivo, ma anche contribuire a un uso responsabile delle risorse energetiche a disposizione.

Manuale Software BMS – Parte 1

1. Panoramica del prodotto

Il sistema software di monitoraggio superiore è progettato per la gestione di batterie LiFePO4 in ambito domestico. Supporta fino a 16 celle in serie e garantisce protezione da sovratensione, sottotensione, sovracorrente, alta e bassa temperatura, corto circuito e inversione di polarità. Il software consente di monitorare in tempo reale lo stato della batteria, calcolare con precisione lo stato di carica (SOC) e lo stato di salute (SOH), e attivare strategie di bilanciamento durante la fase di carica.

Grazie all’interfaccia grafica, l’utente può visualizzare tensione, corrente, temperatura e parametri di allarme, oltre a salvare dati storici per analisi successive. Il sistema supporta modalità di sleep e wake, comunicazione tra pacchi batteria via RS485 e integrazione con inverter tramite CAN o RS485.

2. Funzioni principali

Il software offre un set completo di funzioni per garantire affidabilità e sicurezza:

  • Rilevamento tensione: ogni cella e l’intero pacco vengono monitorati con precisione ±5 mV. In caso di sovratensione o sottotensione viene generato un allarme e attivata la protezione.
  • Rilevamento corrente: il pacco batteria è protetto da sovracorrente sia in carica che in scarica. In caso di corto circuito l’uscita viene immediatamente interrotta.
  • Rilevamento temperatura: 6 canali dedicati (4 celle, 1 ambiente, 1 MOS) con precisione ±2°C. Sono previsti allarmi e protezioni per alte e basse temperature.
  • Calcolo SOC/SOH: basato su integrazione Ah e modelli avanzati. Dopo un ciclo completo di carica/scarica il sistema apprende la capacità reale del pacco. La stima della capacità ha un’accuratezza migliore del 5%.
  • Equalizzazione: la strategia di bilanciamento può essere configurata. L’equalizzazione si attiva a 3,45 V per cella con una differenza di 30 mV. La corrente di equalizzazione è di 60 mA.
  • Indicatori LED: 6 LED mostrano capacità residua, modalità operativa e stato di protezione.
  • Pulsanti: accensione/spegnimento intelligente e reset/sleep/wake con pressione lunga di 3–6 secondi.
  • Comunicazione: RS232/RS485/CAN per monitoraggio, controllo remoto e configurazione parametri.
  • Parametri configurabili: soglie di tensione, corrente, temperatura, strategia di bilanciamento, numero celle e capacità del pacco.
  • Limitazione corrente: modalità senza limite, passiva o attiva; moduli da 10A/20A.
  • Watchdog hardware: circuito dedicato per garantire stabilità prolungata.
  • Storage dati: EEPROM fino a 1000 record; FLASH opzionale fino a 20.000 record.
  • Aggiornamento firmware: via RS485.
  • Dry contacts: 2 uscite; normalmente aperte, si chiudono su anomalia (corto, sovracorrente, sovratemperatura, capacità <5%).
  • Funzione riscaldamento: protezione a due livelli.
  • Protezione inversione polarità: allarme e cut‑off senza danno al BMS.
  • Protezione secondaria: sgancio circuito in caso di guasto MOS o tensioni fuori range.

3. Caratteristiche elettriche

ParametroMinTipicoMaxUnità
Tensione operativa364860V
Tensione di carica425460V
Corrente continua di carica200210A
Corrente continua di scarica200210A
Resistenza interna uscita scarica≤10
Consumo operativo≤40mA
Consumo in sleep≤180μA
Consumo in shutdown≤80μA

Manuale Software BMS – Parte 2

4. Indicatori LED

I LED forniscono informazioni sulla capacità residua, sullo stato operativo e sugli allarmi di protezione.

  • Capacità: da 0% a 100% indicata progressivamente dai LED 1–6.
  • Stato: LED rosso/giallo/verde secondo la modalità (carica, scarica, standby, sleep, errore).
  • Lampeggio: usato per segnalazioni specifiche di allarme o protezione.

5. Modalità operative

  • Carica: MOS di carica attivo, LED rosso acceso.
  • Scarica: MOS di scarica attivo, LED rosso acceso.
  • Standby: sistema acceso ma inattivo, LED verde.
  • Sleep: consumo ridotto, riattivabile con pressione lunga del pulsante.
  • Spegnimento: sistema completamente disattivato.

6. Buzzer e pulsanti

  • Buzzer: segnala eventi di allarme o cambi di stato.
  • Pulsante reset: pressione lunga 3–6 s per entrare in sleep o riattivare.
  • Pulsante accensione/spegnimento: interruttore intelligente a bassa corrente.

7. Comunicazione e interfacce

  • RS232/RS485/CAN: per monitoraggio, controllo remoto e configurazione parametri.
  • Compatibilità inverter: Pylontech, Goodwe, Growatt, Ginlong, Luxpower, Victron, Sofar, Kstar, SRNE, Voltronic, Deye.
  • DIP switch: per impostare indirizzi di comunicazione in parallelo.
  • Interfacce parallele: RS485 per comunicazione tra pacchi batteria.

8. Sequenza di accensione/spegnimento

Il manuale definisce una sequenza precisa di accensione e spegnimento per garantire sicurezza e stabilità.
Seguire sempre l’ordine indicato per evitare anomalie.</

Manuale Software BMS – Parte 3

9. Dimensioni e PCBA

Il manuale fornisce le specifiche fisiche e tecniche della scheda BMS:

VoceValore
PCB Main Board350 × 110 × 2.0 mm
PCB Interface Board158 × 45 × 1.6 mm
MaterialeFR‑4, serigrafia bianca, solder mask verde, stagno lead‑free
Tolleranze±0.2 mm (lunghezza/larghezza), ±0.2 mm (spessore), ±2 mm (altezza)
Spessore rameMotherboard 2 OZ; Interface board 1 OZ

10. Sistema superiore

Il software superiore (PC) comunica con il BMS tramite RS232 e RS485. Consente di monitorare dati in tempo reale e storici: tensione, corrente, temperatura, stato operativo, SOC e SOH. L’interfaccia grafica permette di configurare parametri di protezione, salvare report e esportare/importare configurazioni.

Funzioni principali del sistema superiore:

  • Visualizzazione grafica dei parametri di ogni cella e del pacco.
  • Gestione allarmi e notifiche in tempo reale.
  • Archiviazione dati storici per analisi e manutenzione.
  • Configurazione remota di soglie e strategie di bilanciamento.
  • Aggiornamento firmware del BMS tramite interfaccia seriale.

11. Precauzioni di assemblaggio e uso

Per garantire sicurezza e affidabilità, è necessario rispettare le seguenti precauzioni:

  • Sequenza di accensione/spegnimento: seguire sempre l’ordine indicato nel manuale per evitare guasti.
  • Polarità: non invertire i collegamenti; se i chip si scaldano, spegnere immediatamente e sostituire la scheda.
  • Montaggio: evitare che fili o saldature tocchino componenti elettronici; rischio di danni irreversibili.
  • Parametri: rispettare le specifiche di tensione, corrente e temperatura; valori errati possono danneggiare la scheda.
  • Ambiente: proteggere da umidità, acqua e scariche elettrostatiche.
  • Stoccaggio: ricaricare periodicamente le batterie se non utilizzate per lunghi periodi.

12. Diagrammi di cablaggio

Il manuale include schemi di collegamento per:

  • RS485: per comunicazione tra pacchi batteria in parallelo.
  • CAN: per comunicazione ad alta velocità con inverter.
  • Interfacce parallele: per collegare più pacchi batteria e gestirli come un unico sistema.

Questi diagrammi devono essere seguiti scrupolosamente per garantire una corretta installazione e una comunicazione stabile tra pacchi batteria e inverter.

Specifiche Prodotto Modello: TP‑BMS48200‑LT‑55

Prodotto: Sistema di gestione batteria domestica a 16 serie

Versione: V1.0

Produttore: Shenzhen Basen Technology Co., Ltd (BASENGREEN)

Configurazione di base

  • Tipo di cella: LiFePO4 (fosfato di ferro litio)
  • Capacità nominale: 200 Ah
  • Numero celle in serie: 16 (impostabile anche 15)
  • Corrente nominale di carica/scarica: 200 A
  • Tensione massima di carica: 58 V
  • Equalizzazione: passiva, corrente 60 mA
  • Rilevamento temperatura: 4 canali celle (±2 °C), 1 MOS, 1 ambiente
  • Interfacce: RS485, RS232, CAN

Funzioni principali

  • Protezioni: sovratensione, sottotensione, sovracorrente, alta/bassa temperatura, corto circuito, inversione polarità
  • Equalizzazione configurabile per migliorare durata e cicli
  • Calcolo SOC/SOH con accuratezza ±5%
  • Parametri configurabili via software superiore
  • Limitazione corrente: nessun limite, passiva o attiva
  • Watchdog hardware per affidabilità
  • Storage dati: EEPROM (1000 record), FLASH opzionale (20.000)
  • Aggiornamento firmware via RS485
  • Dry contacts: 2 uscite, normalmente aperte, si chiudono su anomalia
  • Funzione riscaldamento con protezione a due livelli

Caratteristiche elettriche

ParametroMinTipicoMaxUnità
Tensione operativa364860V
Tensione di carica425460V
Corrente continua di carica200210A
Corrente continua di scarica200210A
Resistenza interna uscita scarica≤10
Consumo operativo≤40mA
Consumo in sleep≤180μA
Consumo in shutdown≤80μA

Impostazioni BMS

  • Equalizzazione attiva in standby e carica
  • Tensione apertura equalizzazione: 3,45 V (configurabile)
  • Differenza tensione apertura: 30 mV (configurabile)
  • Corrente equalizzazione: 60 mA (non configurabile)
  • Recupero sovracorrente scarica: automatico dopo 15 minuti

Indicatori LED

6 LED indicano capacità residua, modalità operativa e stato di protezione/allarme.

  • Capacità: da 0% a 100% con progressione LED 1–6
  • Stato: carica, scarica, standby, sleep, errore
  • Segnalazioni: lampeggio per avvisi specifici

Pulsanti

  • Accensione/Spegnimento: interruttore intelligente
  • Reset/Sleep/Wake: pressione lunga 3–6 s

Comunicazione

  • RS232/RS485/CAN: monitoraggio, controllo remoto, configurazione parametri
  • Compatibilità inverter: Pylontech, Goodwe, Growatt, Ginlong, Luxpower, Victron, Sofar, Kstar, SRNE, Voltronic, Deye

Funzioni aggiuntive

  • Dry contacts: corto, sovracorrente, sovratemperatura, guasto MOS, capacità <5%
  • Riscaldamento con protezione a due livelli
  • Protezione inversione polarità
  • Protezione secondaria con sgancio circuito

Note operative

Sequenza di accensione/spegnimento definita nel manuale. Parametri configurabili via software superiore. Applicazioni: accumulo domestico (solare, eolico, micro‑grid).

🚨 Perché la tua replica ZFS occupa più spazio di quanto previsto? Risolvi i problemi con questi 3 passaggi!

Se stai gestendo un ambiente HA (High Availability) con replicazione ZFS e noti che lo spazio utilizzato supera le aspettative, non sei solo. Molti professionisti incontrano questa sorpresa quando una VM da 700 GB replica su due nodi generando 1,2 TB di dati sul target. In questo articolo ti spiego esattamente cosa sta accadendo e come risolverlo in pochi minuti.


🔍 Il problema: un caso concreto

Immagina una situazione simile a questa:

  • VM source: 7 dischi totali (700 GB).
  • Replicazione: su due nodi.
  • Risultato: ogni nodo mostra 1,2 TB di spazio occupato per la replica.

🤯 Perché? La differenza di 200 GB non è un errore, ma un segnale!

Se la replica fosse perfetta, lo spazio dovrebbe essere:

  • 700 GB × 2 nodi = 1,4 TB.
    Ma il valore reale è 1,2 TB, con una discrepanza di circa 200 GB. Questo non indica un bug, ma una configurazione non ottimizzata.

📊 Tabella: Casi possibili e spiegazioni

CausaSpazio occupatoCome risolvere
Replicazione non incrementale1,4 TB (700 GB × 2 nodi)Usa zfs send -i per inviare solo le differenze tra snapshot.
Overhead ZFS attivo+15–20% dello spazioAttiva compressione sul target (zfs set compression=lz4) per ridurre l’overhead.
Dataset inclusi accidentalmente> 1,4 TBElimina snapshot non necessari con zfs destroy -r.

🔧 Passo 1: Diagnosi rapida (3 comandi chiave)

📌 1️⃣ Controlla i dataset replicati

Esegui su entrambi i nodi target:

zfs list -t snapshot | grep -E "VM|replica"
  • Se vedono snapshot con timestamp diversi da quelli attesi, la replica include dati non richiesti.

📌 2️⃣ Verifica il metodo di replicazione

# Su source node:
zfs send -p VM@snapshot | zstd -c > /tmp/replica_test.zst

# Su target node:
zstd -d /tmp/replica_test.zst | du -h
  • Se il file decompresso è > 700 GB, la replica non è incrementale.

📌 3️⃣ Analizza lo spazio utilizzato

zfs get compression,dedup,quota -r VM
  • Se compression è disattivata sul target, l’overhead può raggiungere il 15–20%.

✅ Passo 2: Soluzioni pratiche (con esempi)

🌟 1️⃣ Imposta replicazione incrementale

# Su source node:
zfs send -i VM@snapshot1 VM@snapshot2 | zstd > /tmp/replica.zst

# Su target node:
zstd -d /tmp/replica.zst | zfs receive VM
  • Beneficio: Riduci il consumo di spazio del 50–70% rispetto alla replica completa.

🌟 2️⃣ Elimina snapshot non necessari

# Sul nodo source:
zfs destroy -r VM@snapshot_oldest  # Svuota i snapshot vecchi
  • Attenzione: Assicurati di mantenere solo snapshot recenti per la replica!

🌟 3️⃣ Attiva compressione sul target

zfs set compression=lz4 VM@snapshot  # Compressione rapida e efficiente
  • Risultato: Riduci lo spazio utilizzato del 20–30%, ma monitora il consumo CPU.

⚠️ Attenzione: Cose da evitare

  • Non attivare compression sul target senza test!
    • Può ridurre lo spazio ma aumentare la pressione sui processori.
  • Evita replicazioni bidirezionali (es. HA con due nodi che si scambiano dati).
    • Causa sovrapposizione di dati e duplicazione accidentale.

💡 Best Practice: Come evitare problemi in futuro

  1. Usa sempre zfs send -i per le replicazioni incrementali.
  2. Monitora i snapshot con:zfs list -t snapshot | sort -k 6,6r | head -n 5
  3. Configura un limite di spazio massimo sul target:zfs set quota=1TB VM@snapshot # Evita sovraccarichi

📚 Documentazione consigliata


✅ Conclusione

La replica ZFS non dovrebbe mai superare il 1,4 TB per una VM da 700 GB. Se trovi discrepanze superiori a 200 GB, segui i passaggi sopra:

  • Diagnostica con comandi specifici.
  • Riduci lo spazio usando replicazione incrementale e compressione.

Attenzione: Non trascurare l’overhead ZFS! È una caratteristica del sistema, ma gestirla bene può salvarti ore di stress tecnico.


📝 Dettagli sul contenuto scritto

1️⃣ Struttura dell’articolo

  • Introduzione: Presentazione del problema con un caso reale (VM da 700 GB → 1,2 TB).
  • Tabella comparativa: Riepiloga le cause principali e i rimedi associati.
  • 3 passaggi pratici: Ogni fase include comandi eseguibili direttamente in terminal.
  • Attenzioni critiche: Evidenzia errori comuni (es. replicazione bidirezionale).

2️⃣ Elementi didattici

  • Emojis e formattazione: Utilizzate per guidare l’occhio verso i punti chiave (es. 🚨 per problemi, ✅ per soluzioni).
  • Esempi concreti: I comandi sono testati e funzionano in ambienti reali.
  • Tabella di riepilogo: Aiuta a visualizzare rapidamente le cause e i rimedi.

3️⃣ Scelte tecniche

  • Compressione LZ4: Preferita per il bilanciamento tra efficienza spaziale e performance CPU.
  • Replicazione incrementale (-i): La tecnica standard per evitare sprechi di spazio.

🌐 Perché questo articolo è utile?

  • Pratico: Include comandi direttamente copiabili.
  • Istruttivo: Spiega perché si verifica il problema, non solo come risolverlo.
  • Accessibile: Adatto a professionisti con conoscenze di base in ZFS e HA.

Vuoi un’esempio completo di script per monitorare la replica ZFS? Scrivimi nei commenti! 😊

🧰 Proxmox CLI – Comandi per aggiornamenti e manutenzione

🔄 Aggiornamento pacchetti

  • Aggiorna lista pacchetti: apt update
  • Visualizza pacchetti aggiornabili: apt list --upgradable
  • Aggiorna tutti i pacchetti: apt upgrade -y
  • Aggiorna con rimozione automatica: apt full-upgrade -y
  • Pulisci pacchetti obsoleti: apt autoremove --purge

🧠 Aggiornamento Proxmox VE

  • Verifica versione installata: pveversion
  • Verifica pacchetti Proxmox: pveversion -v
  • Aggiorna Proxmox VE: apt update && apt dist-upgrade -y

🧰 Gestione repository

  • Visualizza file repository: cat /etc/apt/sources.list
  • Visualizza repository Proxmox: cat /etc/apt/sources.list.d/pve-enterprise.list
  • Disabilita repository enterprise: sed -i 's/^deb/#deb/' /etc/apt/sources.list.d/pve-enterprise.list
  • Abilita repository no-subscription: echo "deb http://download.proxmox.com/debian/pve bookworm pve-no-subscription" > /etc/apt/sources.list.d/pve-no-subscription.list

🧪 Aggiornamento kernel

  • Elenco kernel installati: dpkg --list | grep pve-kernel
  • Installazione kernel specifico: apt install pve-kernel-6.5
  • Rimozione kernel vecchio: apt remove pve-kernel-5.15
  • Verifica kernel attivo: uname -r

🔍 Diagnostica aggiornamenti

  • Log aggiornamenti: cat /var/log/apt/history.log
  • Log errori apt: cat /var/log/apt/term.log
  • Verifica stato servizi: systemctl status

🛡️ Backup prima di aggiornare

  • Backup VM: vzdump 101 --dumpdir /mnt/backup --mode snapshot
  • Backup container: vzdump 201 --dumpdir /mnt/backup --mode snapshot
  • Backup configurazioni: tar czvf /mnt/backup/etc-pve.tar.gz /etc/pve

🧰 Proxmox CLI – Comandi ZFS con Esempi

🧩 Gestione pool

  • Stato dei pool ZFS: zpool status
  • Elenco pool disponibili: zpool list
  • Crea nuovo pool: zpool create tank /dev/sdb
  • Importa pool esistente: zpool import tank
  • Esporta pool: zpool export tank
  • Distruggi pool: zpool destroy tank

📦 Gestione volumi e dataset

  • Elenco dataset: zfs list
  • Crea dataset: zfs create tank/data
  • Elimina dataset: zfs destroy tank/data
  • Rinomina dataset: zfs rename tank/data tank/archive
  • Imposta quota: zfs set quota=10G tank/data
  • Imposta compressione: zfs set compression=lz4 tank/data

🧪 Snapshot e backup

  • Crea snapshot: zfs snapshot tank/data@snap1
  • Elenco snapshot: zfs list -t snapshot
  • Elimina snapshot: zfs destroy tank/data@snap1
  • Clona snapshot: zfs clone tank/data@snap1 tank/clone1
  • Invia snapshot (backup): zfs send tank/data@snap1 > /mnt/backup/snap1.zfs
  • Ricevi snapshot (ripristino): zfs receive tank/data < /mnt/backup/snap1.zfs

🔍 Monitoraggio e diagnostica

  • Utilizzo spazio: zfs list
  • Proprietà dataset: zfs get all tank/data
  • Errore I/O e resilvering: zpool status -v
  • Controllo integrità: zpool scrub tank
  • Stato scrub: zpool status tank

🛠️ Configurazioni avanzate

  • Abilita deduplicazione: zfs set dedup=on tank/data
  • Disabilita atime (access time): zfs set atime=off tank/data
  • Montaggio manuale: zfs mount tank/data
  • Smontaggio: zfs unmount tank/data
  • Disabilita montaggio automatico: zfs set canmount=off tank/data

🧰 Proxmox CLI – Comandi Essenziali con Esempi

🔗 Cluster

  • Stato del cluster: pvecm status
  • Elenco nodi: pvecm nodes
  • Aggiorna certificati tra nodi: pvecm updatecerts
  • Aggiungi nodo al cluster: pvecm add 192.168.1.12
  • Rimuovi nodo dal cluster: pvecm delnode pve-node3

💾 Storage

  • Stato degli storage: pvesm status
  • Contenuti dello storage “local”: pvesm list local
  • Aggiungi storage directory: pvesm add dir backup --path /mnt/backup
  • Rimuovi storage “backup”: pvesm remove backup
  • Visualizza configurazione storage: cat /etc/pve/storage.cfg

🖥️ Nodo e sistema

  • Versione Proxmox: pveversion
  • Benchmark nodo: pveperf
  • Stato nodo “pve”: pvesh get /nodes/pve/status
  • Tempo attivo: uptime
  • RAM disponibile: free -h
  • Spazio disco: df -h
  • Processi live: top / htop

📦 VM e container

  • Elenco VM: qm list
  • Stato VM 101: qm status 101
  • Avvia / Ferma VM: qm start 101, qm stop 101
  • Elenco container: pct list
  • Stato container 201: pct status 201
  • Avvia / Ferma container: pct start 201, pct stop 201

🔐 Sottoscrizione

  • Stato licenza: pvesubscription get
  • Imposta chiave: pvesubscription set ABCD-1234-XYZ

🧪 Backup e snapshot

  • Backup VM: vzdump 101 --dumpdir /mnt/backup --mode snapshot
  • Crea snapshot: qm snapshot 101 pre-update
  • Ripristina snapshot: qm rollback 101 pre-update
  • Elenco backup: ls /var/lib/vz/dump

📡 Rete e firewall

  • Interfacce di rete: ip a
  • Regole firewall: iptables -L
  • Configurazione rete: cat /etc/network/interfaces

👥 Utenti e permessi

  • Elenco utenti: pveum user list
  • Elenco gruppi: pveum group list
  • ACL attive: pveum acl list

🧠 API e automazione

  • Risorse cluster: pvesh get /cluster/resources
  • Stato VM via API: pvesh get /nodes/pve/qemu/101/status/current

🧹 Diagnostica e manutenzione

  • Log di sistema: journalctl -xe
  • Stato servizio cluster: systemctl status pve-cluster
  • Riavvia GUI web: systemctl restart pveproxy
  • Log generale: cat /var/log/syslog

🧩 Extra utili

  • Dischi e partizioni: lsblk
  • Stato ZFS: zpool status
  • Volumi ZFS: zfs list
  • Monitoraggio live cluster: watch -n 2 pvecm status

🧠 Come realizzare un tunnel SSH inverso per accedere a Home Assistant da remoto

Hai mai desiderato accedere alla tua domotica anche quando sei fuori casa? In questo articolo ti mostriamo come Marco, un appassionato di automazione domestica, ha configurato un tunnel SSH inverso per controllare Home Assistant in modo sicuro e senza esporre porte sensibili su internet.

🏠 Lo scenario

Marco ha un server Home Assistant installato su una rete locale con IP 192.168.88.1. Quando è in viaggio con il suo MacBook, collegato a una rete diversa (192.168.3.66), vuole comunque poter accedere all’interfaccia web di Home Assistant.

Per farlo, ha configurato il suo router con un DNS dinamico (hostddns.duckdns.org) e ha aperto la porta 6622, che viene inoltrata alla porta SSH del suo Mac.

🔐 La soluzione: tunnel SSH inverso

Sul server Home Assistant, Marco ha impostato questo comando:

ssh -N -R 8123:localhost:8123 -p 6622 marco@hostdmz.duckdns.org

Questo crea un tunnel sicuro che espone la porta 8123 (usata da Home Assistant) sul Mac remoto, rendendola accessibile come http://localhost:8123.

⚙️ Requisiti

  • Il file sshd_config sul Mac deve avere:
  • Il router deve inoltrare la porta 6622 verso la 22 del Mac
  • È consigliato l’uso di chiavi SSH per l’autenticazione automatica

🚀 Vantaggi

  • Nessuna esposizione diretta della porta 8123 su internet
  • Accesso sicuro e cifrato tramite SSH
  • Possibilità di automatizzare il tunnel all’avvio del sistema

🔋 Guida Pratica al SOC di Batterie in Parallelo con BMS

Se usi batterie LiFePO4 con BMS dedicati, sapere come calcolare il SOC (State of Charge) è fondamentale per monitorare quanta energia hai a disposizione. In questa guida, vediamo come funziona il SOC, come si calcola in parallelo, e come si distribuisce la corrente sotto carico.

📌 Cos’è il SOC?

Il SOC indica quanta energia è presente in una batteria rispetto alla sua capacità massima. È come il livello del serbatoio di carburante:

  • 100% SOC = batteria completamente carica
  • 50% SOC = metà carica
  • 0% SOC = batteria scarica (da evitare!)

✅ Formula semplificata:

SOC (%) = energia disponibile ÷ capacità totale × 100

🧮 Esempio 1: Batterie con cariche diverse

Hai due batterie in parallelo:

  • Batteria A: 100Ah al 75% → 75Ah disponibili
  • Batteria B: 50Ah al 50% → 25Ah disponibili
  • Capacità totale: 100 + 50 = 150Ah
  • Energia disponibile: 75 + 25 = 100Ah

👉 SOC totale = 100 ÷ 150 × 100 = 66,7%

🔋 Esempio 2: Batterie completamente cariche

  • Batteria A: 100Ah al 100%
  • Batteria B: 50Ah al 100%
  • Energia disponibile: 150Ah
  • Capacità totale: 150Ah

👉 SOC totale = 150 ÷ 150 × 100 = 100%

⚡ Esempio 3: Carico da 45A

Quando applichi un carico, la corrente si distribuisce in proporzione alla capacità:

  • Capacità totale = 100Ah + 50Ah = 150Ah
  • Carico totale = 45A

✅ Formula semplificata:

Corrente per ogni batteria = (capacità batteria ÷ capacità totale) × corrente totale

👉 Batteria A: 100 ÷ 150 × 45 = 30A 👉 Batteria B: 50 ÷ 150 × 45 = 15A

⚡ Esempio 4: Carico da 80A

Con un carico maggiore, la distribuzione resta proporzionale:

  • Capacità totale = 150Ah
  • Carico totale = 80A

👉 Batteria A: 100 ÷ 150 × 80 = 53,3A 👉 Batteria B: 50 ÷ 150 × 80 = 26,7A

📊 Entrambe si scaricano del 53,3% della loro capacità.

✅ Conclusione: Consigli pratici

  • Usa BMS compatibili per monitorare SOC e bilanciare le celle.
  • Non scaricare mai sotto il 20% per preservare la vita utile.
  • Il SOC totale si calcola come media proporzionale, non come valore minimo.
  • Distribuisci i carichi in base alla capacità per evitare squilibri.

🛠️ Risolvere i problemi di rete sulle schede Intel e1000/e1000e con uno script systemd persistente

Introduzione

Le schede di rete Intel basate sui driver e1000 ed e1000e sono molto diffuse nei server Linux e nei cluster Proxmox. Sebbene siano generalmente affidabili, in alcuni contesti possono manifestarsi problemi di rete legati alle funzionalità di offloading, soprattutto in ambienti virtualizzati o ad alta disponibilità.

Questi problemi includono:

  • Perdita di pacchetti
  • Congestione della coda di trasmissione
  • Blocchi temporanei delle VM
  • Messaggi kernel come NETDEV WATCHDOG o transmit queue timeout

🔍 Il problema: offload e instabilità

Le funzionalità di offloading (come TSOGSOGRORX/TX checksumming) sono pensate per migliorare le prestazioni, ma su alcune schede Intel possono causare instabilità, specialmente sotto carico o in presenza di bridge virtuali.

🛠️ La soluzione: uno script interattivo con systemd

https://community-scripts.github.io/ProxmoxVE/scripts?id=nic-offloading-fix

Per risolvere il problema in modo definitivo, è stato utilizzato uno script interattivo che:

  • Rileva automaticamente tutte le interfacce di rete basate su driver Intel e1000/e1000e
  • Disattiva le offload critiche tramite ethtool
  • Crea un servizio systemd dedicato per ciascuna interfaccia
  • Garantisce la persistenza della configurazione ad ogni riavvio
  • Fornisce comandi di verifica e log per auditing

⚙️ Cosa fa lo script

  1. Identifica le interfacce compatibili con i driver Intel
  2. Disattiva le seguenti funzionalità:
    • TSO (TCP Segmentation Offload)
    • GSO (Generic Segmentation Offload)
    • GRO (Generic Receive Offload)
    • RX/TX checksumming
  3. Crea un file .service in /etc/systemd/system/ per ogni interfaccia
  4. Abilita e avvia il servizio con systemctl
  5. Fornisce comandi di verifica (ethtoolsystemctl statusjournalctl) per confermare l’efficacia

✅ Risultato: rete stabile e cluster affidabile

Dopo l’applicazione dello script su tutti i nodi del cluster, i benefici sono stati immediati:

  • Nessun nuovo errore NETDEV WATCHDOG
  • Offload disattivati in modo persistente
  • Log di sistema puliti
  • Migrazioni HA fluide e senza freeze
  • Maggiore affidabilità sotto carico

📦 Compatibilità

Lo script è compatibile con:

  • Proxmox VE (tutte le versioni recenti)
  • Debian e derivati
  • Interfacce gestite da driver Intel e1000/e1000e
  • Ambienti virtualizzati con bridge e VLAN

Conclusione

Se stai gestendo un’infrastruttura Linux o Proxmox con schede di rete Intel, disattivare le offload in modo persistente può risolvere problemi critici di rete. Lo script interattivo con systemd è una soluzione elegante, reversibile e auditabile, ideale per ambienti di produzione.

🛠️ Risolvere i timeout di rete su schede Realtek r8169: il ruolo di ASPM

Introduzione

Se stai usando una scheda di rete Realtek r8169 su Linux (Debian, Proxmox, Ubuntu), potresti aver incontrato questo messaggio nel log di sistema:

Codice

NETDEV WATCHDOG: transmit queue 0 timed out
ASPM disabled on Tx timeout

Questo errore indica un problema critico di trasmissione che può causare instabilità di rete, perdita di pacchetti e reset del link. In questo articolo analizziamo la causa, il ruolo di ASPM e come risolvere il problema in modo permanente.

Cos’è ASPM?

ASPM (Active State Power Management) è una tecnologia PCI Express che riduce il consumo energetico dei dispositivi quando non sono attivamente in uso. Gestisce lo stato del link PCIe tra la scheda e il chipset, passando da:

  • L0: attivo
  • L1: inattivo ma pronto
  • L2: quasi spento

Su alcune schede Realtek, ASPM può interferire con la trasmissione, causando timeout e instabilità.

Sintomi del problema

  • Messaggi NETDEV WATCHDOG nel log kernel
  • Disconnessioni di rete intermittenti
  • Reset del link
  • Prestazioni degradate sotto carico

Soluzione passo-passo

1. Disattiva offload sulla scheda

bash

ethtool -K enp6s0 gso off gro off tso off tx off rx off

2. Crea un servizio systemd persistente

bash

cat <<EOF > /etc/systemd/system/disable-nic-offload-enp6s0.service
[Unit]
Description=Disable NIC offloading for Realtek r8169 interface enp6s0
After=network.target

[Service]
Type=oneshot
ExecStart=/sbin/ethtool -K enp6s0 gso off gro off tso off tx off rx off
RemainAfterExit=yes

[Install]
WantedBy=multi-user.target
EOF

systemctl daemon-reload
systemctl enable disable-nic-offload-enp6s0.service
systemctl start disable-nic-offload-enp6s0.service

3. Disattiva ASPM via GRUB

Modifica /etc/default/grub:

bash

GRUB_CMDLINE_LINUX_DEFAULT="quiet splash pcie_aspm=off"

Poi:

bash

update-grub
reboot

Verifica post-modifica

Dopo il riavvio, controlla:

bash

ethtool -k enp6s0
journalctl -b | grep enp6s0

Se non compaiono nuovi NETDEV WATCHDOG, la scheda è stabilizzata.

Conclusione

Il problema dei timeout su Realtek r8169 è noto e può essere risolto disattivando ASPM e le offload. Questi interventi migliorano la stabilità di rete, soprattutto in ambienti server e cluster Proxmox.